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La storia
Questa antica varietà di mais era un tempo diffusa in quasi tutto il Piemonte. Venne poi letteralmente soppiantata nel dopoguerra da varietà ibride di origine americana, preferite al mais ottofile per la maggiore resa produttiva.
C'è chi lo chiama melia du re perché pare avesse tante file di chicchi quante le gemme sulla corona del re oppure, più verosimilmente, per la passione per polenta e selvaggina di Vittorio Emanuele II, che ne avrebbe incentivato la semina.
La coltivazione
Coltiviamo il nostro mais in maniera tradizionale, senza utilizzo di pesticidi o anticrittogamici, effettuando la rotazione della coltura per non sfruttare troppo il terreno dell'Alta Langa, di per sé già molto povero.
Sfogliamo a mano le pannocchie nelle lunghe serate invernali, durante le quali ci raduniamo per fare la "vijà", trascorrendo un po' di tempo insieme in allegria.
L’essiccazione e la macinatura
Abbiamo chiamato Meria d'la puntà la nostra meliga ottofile perché la essicchiamo "alla moda di una volta" appendendola a pali di legno posti in orizzontale ed esposti a sud. In tal modo i frutti dorati beneficiano al massimo del prezioso sole invernale e proseguono la loro lenta essiccazione con le secche brinate e con il vento sferzante dell'Alta Langa.
Le pannocchie non vengono poste nei gabbioni, al cui interno potrebbero ammuffire o fermentare, né tantomeno sono trattate negli essiccatoi a gasolio, ove le temperature elevate potrebbero deteriorare le sostanze contenute nei chicchi o lasciare un pessimo puzzo di carburante.
Con la macinatura a pietra nella zona di origine otteniamo una farina "grusera", cioè grossolana, che, una volta cucinata, conserva intatto il sapore della polenta di un tempo, risvegliando sapori ancestrali.
In cucina
Così come lentamente matura ed essicca, la Meria d'la puntà va cucinata molto adagio, se possibile sulla stufa a legna, per almeno un'ora. La dose consigliata è di 250 g di farina per litro d'acqua, versata a pioggia nell'acqua bollente salata e rimestata con un cucchiaio di legno. Una volta preparata, può essere consumata anche alcuni giorni dopo (conservata in frigo), a fette abbrustolite o fritte, servita con formaggi, salumi o miele ed accompagnata sempre da un buon bicchiere di vino delle Langhe. La polenta di mais ottofile è un piatto ricco e saporito che può essere consumato tutto l'anno, anche in estate.